mercoledì 15 settembre 2010

Welcome back, Oceansize

Ci sono band che hanno la capacità di scrivere pezzi tanto semplici quanto di un gusto incredibile. Ci sono poi band che, grazie anche ad una perizia tecnica incredibile, scrivono pezzi di una complessità disarmante facendo letteralmente godere gli ascoltatori con i palati più delicati. In mezzo a tutto ciò ci sono gli Oceansize, un combo di Manchester che riesce perfettamente a mixare queste due componenti. E l'intento a quanto pare non è per nulla casuale a leggere ciò che dice Mike Vennart (recentemente visto di persona a fare il secondo chitarrista con i Biffy Clyro), leader e cantante/chitarrista del gruppo: "I wanted to be experimental and unusual and still write pop songs"

Il nuovo album Self Preserved While the Bodies Float Up, il quarto full-lenght, li consacra come una delle migliori band del nostro secolo. Anche in questa ultima fatica c'è tutto ciò che fa brillare gli occhi al sottoscritto: sano alternative rock, passaggi prog che non hanno nulla da invidiare ai Tool, inserti post-rock e chi più ne ha più ne metta. Ogni pezzo poi è una storia a sè, sfido chiunque a trovare due canzoni degli Oceansize che si assomiglino.

Il vero peccato è che il quintetto inglese è pressochè snobbato nel nostro paese, manco fossero gli Aram Quartet... Tre anni fa passarono per una data a Milano e, davanti a neanche 100 cristiani, fecero uno degli show più belli a cui abbia mai assistito. Il risultato comunque è che il nuovo tour di due mesi toccherà tutta l'Europa (compresi paesi musicalmente al nostro pari come Spagna e Svizzera) tranne l'Italia. L'ennesimo smacco per un popolo che ad una band del genere continua a preferire i Kymera, sigh.

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