martedì 16 novembre 2010

Sognando gli Amusement Parks On Fire

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"Cos'è lo shoegaze??"
"No, eh si... mi sembra, insomma si potrebbe ipotizzare che lo shoegaze è una cattiva azione, cioè quando si dice... gli ha dato una gran shoegaze! ah si quando uno sciame d'api, ah no! è un piatto regionale abruzzese..."
"Un piatto regionale abruzzese... Ahahahah! Lo shoegaze è un genere musicale caratterizzato da una pioggia di melodie sognanti scatenata da un temporale di feedback di chitarra"

Prendendo spunto da una mitica scena di Fantozzi Contro Tutti ho cercato qui sopra di dare una definizione alternativa di shoegaze, uno dei "tag" (come sono 2.0) più misteriosi creati dagli addetti ai lavori alla fine degli anni 80. Al suo interno rientrano sicuramente gli Amusement Parks On Fire, quintetto inglese capitanato dall'istrionico Michael Feerick, una specie di mix tra Jonsi, Thom Yorke e Billy Corgan.

Il loro nuovo album, Road Eyes, cerca di portare su un livello più mainstream uno stile musicale da sempre relegato ai margini della grande industria discografica. E ci riesce piuttosto bene. Personalmente penso che gli APOF siano la cosa più simile (a livello emozionale, ma non solo) ai My Vitriol, una delle band più compiante degli ultimi 10 anni, che io abbia mai sentito. Per dare delle coordinate ancora più precise c'è anche una certa affinità con l'alternative rock dei Silversun Pickups e con il dream-pop degli M83.

Gli Amusement Parks On Fire hanno innegabilmente uno dei nomi più belli che io abbia mai sentito: fossi Roland Emmerich ci penserei seriamente per il mio prossimo film, pagherei per veder fluttuare nel cielo orde di ragazzini terrorizzati. Stasera gli mando una mail.

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venerdì 5 novembre 2010

Ci sono un australiano, un australiano e... i Civil Civic

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Ricetta del giorno: prendete un australiano, dategli una chitarra, un laptop e mettetelo a vivere a barcellona. Poi prendete un altro australiano suo amico, mettetegli in mano un basso Rickenbecker, un altro laptop e speditelo a Londra. Fate cuocere e poi godetevi il loro ultimo prodotto, Run Overdrive/Fuck Youth (scaricabile gratuitamente da qui).

Aaron Cupples e Ben Green hanno avuto la bella idea di formare i Civil Civic vivendo a 1500 km di distanza, avvalendosi delle possibilità offerte dal mondo d'oggi e sfruttando appieno la loro presunta attitudine nerd. Il risultato, tenendo conto che sono solo in due, è clamoroso: post-punk, math, electro sono i generi che mi vengono in mente per descrivere un mix di suoni che suona davvero innovativo, alla faccia di chi sostiene che ormai all'alba del 2010 non ci sia più nulla da inventare.

Il gruppo che viene in mente, ascoltando anche il precedente EP intitolato semplicemente 1, sono i supercompianti Death From Above 1979, il duo canadese che nel 2004 aveva fatto impazzire mezzo Regno Unito col masterpiece You're a Woman, I'm a Machine. Attenzione però, non sto dicendo che i Civil Civic siano una mera copia del combo di Toronto ma che potrebbero colmare un vuoto nel cuore di tutti noi.

Last but not least, i simpatici australiani sono stati scelti nientepopodimenoche dai 65daysofstatic per aprire la loro unica data italiana domenica 14 novembre al Tunnel di Milano. L'accoppiata promette scintille, chi non viene vale pochissimo.

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domenica 24 ottobre 2010

Lydia, gente che si sveglia vicino al mare

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Un paio di mesi fa stavo in chat con un mio amico che mi fa:
"Sentiti i Lydia, per me sono troppo emo ma a te piacciono sicuro".
Con parecchia diffidenza mi sono procurato Illuminate, il loro secondo album. I primi ascolti sono stati interlocutori ma, come ogni disco che si rispetti, ha iniziato a farsi apprezzare giorno dopo giorno. Ora, tre mesi dopo, è un album che ha abbastanza monopolizzato le mie playlist quotidiane.

La buona notizia è che NO, i Lydia non sono una band emo. Come per i già citati The Get Up Kids, non sono state avvistate frangette, ciuffe, eyeliner o quant'altro. I cuori spezzati invece fioccano come funghi: raramente ho sentito melodie più dolci di quelle che riescono a creare le due voci di Leighton e Mindy, le due anime del gruppo.
La brutta notizia è che SI, anche loro si sono in pratica già sciolti. Come gli amici Rinoa anche questa fantastica band proveniente dall'Arizona è attualmente in tour per dire addio a tutti i loro fan.

L'inizio della fine è stata la dipartita di Mindy White lo scorso marzo, anche in questo caso senza dare una reale motivazione. Neanche due mesi dopo è venuta a galla la verità: insieme a due ex membri dei Copeland la dolce miss White era già pronta a tornare sulle scene con una band nuova di zecca, gli States. Galeotto fu il tour che i Lydia affrontarono nel 2009 di spalla agli stessi Copeland, per la serie "da cosa nasce cosa".

Come regalo d'addio la band ha voluto comunque pubblicare lo scorso luglio il loro nuovo album, Assailants, un'opera che avrebbe potuto anche catapultarli nei giri che contano grazie al loro sound assolutamente assimilabile anche da pubblici dai palati meno fini, quelli che ascoltando i Muse e i Coldplay pensano di essere dei veri rocker (con tutto il rispetto per queste due ottime band). Ci è rimasto invece tra le mani un disco buono ma non eccelso, privo delle melodie al piano di Mindy, un vero e proprio incompiuto.

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venerdì 15 ottobre 2010

Rinoa, R.I.P.?

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"It's over. Were devastated. So sad. Will miss everyone so much xxx".
Questo l'ultimo tweet dei Rinoa, band inglese che due giorni fa' ha sorpreso tutti annunciando lo scioglimento. Devo ammettere che la notizia mi ha abbastanza rovinato la giornata, il loro debutto An Age Among Them è sicuramente nella Top Five delle uscite di questo 2010, uno di quei debutti che lasciano il segno.

E' davvero incredibile come un gruppo ormai sulla rampa di lancio per diventare una real big thing del panorama post-hardcore inglese abbia deciso di sciogliersi, oltretutto pochi giorni dopo la data in Belgio nientepopodimeno che con gli Oceansize: che abbiano deciso di appendere le chitarre al chiodo dopo aver visto come diavolo suona la band di Effloresce? Scherzi a parte, il motivo dello split-up al momento non si conosce, sul loro myspace blog parlano di fattori che impediscono alla band di continuare.

Non c'è molto altro da aggiungere se non che An Age Amongst Them e gli stessi Rinoa rischiano di diventare nel loro piccolo una band di culto, una di quelle rarità che tutti i presunti espertoni di musica consiglieranno negli anni futuri.
Allo stesso tempo rimane anche la speranza che i ragazzi ci ripensino: hanno annunciato che finiranno le date del tour in programma, chissà mai che a forza di risuonare Sol Winds tutti insieme, davanti ad un pubblico che sta(va) già crescendo considerevolmente, gli faccia cambiare idea.

Nota di colore: nelle ultime date suoneranno con loro gli Hello Mexico, altra promettentissima band che si candida ufficialmente a diventare una delle rivelazioni del 2010.
Nell'attesa che i Rinoa annuncino la reunion.

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lunedì 11 ottobre 2010

This Will Destroy You live report @ King Club Livorno

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"Dio benedica il post-rock": con queste parole sabato sera ha salutato tutti  Gabriele Centelli, leader dei Platonick Dive, una delle due band locali (l'altra erano gli Ile) che ha fatto da apripista al concerto dei This Will Destroy You al King Club di Livorno. Come dargli torto? Il suddetto genere è quello che mi ha spinto a fare 300 km per assistere allo show di una delle band più sotto i riflettori di tutto il panorama post-rock per l'appunto.

Usciti nel 2006 con Young Mountain, i This Will Destroy You sono riusciti a poco a poco ad emergere tra le miriadi di gruppi post-rock usciti negli ultimi anni. La formula è quella classica: atmosfere dilatate, smandolinate eteree, marcette infinite e quintalate di dolce malinconia, come resistervi? La riconferma con l'ominimo album del 2008 ha permesso ai quattro texani di posizionarsi subito dietro i mostri sacri del genere Mogwai, Explosions in the Sky e Mono.

Un'altra delle peculiarità che hanno permesso ai TWDY di farsi davvero moltissimi fan in tutto il mondo è qualità dei loro live. Purtroppo il mio giudizio dopo la serata livornese è un mesto "senza voto". Suoni squilibrati (quando "aprivano" il basso copriva tutto il resto), scaletta opinabile ma soprattutto tanta tanta maleducazione da parte del pubblico presente. Il concetto di rispetto dev'essere sconosciuto alla maggior parte delle persone accorse al locale: chiacchiere ad alta voce, risate, urla, gente con le spalle rivolte al palco... roba da aver vergogna ad essere italiani.

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giovedì 7 ottobre 2010

Continua il regno dei Kings of Leon

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La prima volta che sentii nominare i Kings of Leon era il 2004: un'amica era andata completamente in fissa per loro e il sottoscritto, da poco depuratosi dal plasticoso mondo del nu-metal, faceva davvero fatica a capire che ci trovasse in quel gruppo di campagnoli tutti imparentati tra loro. Li trovavo curiosi e divertenti ma ben lontani dai miei gusti (anche se ammetto che California Waiting la trovavo molto orecchiabile).

Settembre 2008: una sera come un'altra torno a casa verso la una di notte e come di consueto accendo MTV che ai tempi trasmetteva ancora Brand:New. Dopo un paio di inutili video indie ecco che parte questa canzone che subito attira le mie orecchie anni 90: nel video un figaccione barbuto in canotta (no, non sto dalla parte di Tiziano Ferro se è questo che vi state chiedendo), un Gibson Thunderbird da bava alla bocca e un sound da primi della classe. Il video finisce e leggo "Kings of Leon", non ci credevo.

Il resto è storia: i fratelcugini Followill negli ultimi due anni hanno letteralmente conquistato il mondo - musicalmente parlando - si sono accorti di loro addirittura in Italia dove finalmente verranno in concerto il 3 dicembre a Bologna. Tra pochi giorni il nuovo album Come Around Sundown invaderà tutti i megastore del mondo e confermerà ancora una volta i KOL come una delle rock band più importanti del momento. Non ci sono particolari novità nel sound della band di Nashville, chi li ama continuerà a farlo, chi li trova il gruppo più inutile della storia idem.

Nuovo angolo dedicato al gossip: il leader e cantante della band Caleb Followill ha annunciato che a breve convolerà a nozze con Lily Aldridge, una orrenda ragazza che si guadagna da vivere sculettando sulle passerelle con della biancheria intima un po' troppo costosa. La proposta è arrivata pochi giorni dopo che la band ha rifiutato di prender parte con una loro canzone a Glee, la serie TV che ha fatto impazzire gli yankee la scorsa stagione.
Caro Caleb, ti stimo.

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domenica 3 ottobre 2010

Bring Me The Horizon, lights e ombre

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Immagino che domani l'album più venduto in tutti i negozi del Regno Unito sarà There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret, terza opera dei discussi Bring Me The Horizon, uno dei gruppi più amati e allo stesso tempo odiati d'Inghilterra.

Il metalcore (o se preferite chiamarlo deathcore, moshcore ma anche minchiacore) non è esattamente il mio genere preferito ma una volta a stagione mi piace fracassarmi le orecchie con un bel disco ingnorante, qualcosa da sentire alla nausea per 5-6 giorni esaltandomi come un giovane hater. Rispetto al precedente Suicide Season uno sforzo evolutivo c'è stato e si sente dal singolo It Never Ends (videoclip ufficiale qua sotto) dove melodia, elettronica e cori medievali rendono il tutto un po' più vario e quasi catchy.

Ma la novità più grande sta nella doppia collaborazione con Lights, all'anagrafe Valerie Anne Poxleitner, una versione femminile e ancor più pop di Owl City. L'angelica voce della cantante canadese caratterizza i due pezzi migliori dell'album, l'iniziale Crucify e Don't Go, struggente pezzo che spezzerà migliaia di giovani cuori tatuati.

Breve angolo dedicato al gossip: che Sykes si sia innamorato della bella canadesina? Ma certo che no! Il pluritatuato cantante di Sheffield è infatti felicemente fidanzato con Amanda Hendrick, una stupenda modella scozzese conosciuta due anni fa dopo un concerto a Glasgow. Tra le altre cose Amanda è anche la modella che posa nel sito della Drop Dead Clothing, la linea d'abbigliamento disegnata dallo stesso Sykes.



Tornando alle cose serie, i Bring Me The Horizon faranno tappa a Milano il prossimo gennaio ai Magazzini Generali. Lo scorso anno al Rock In Idro avevano fatto una magra figura dando vita a uno show impreciso, piatto e con parecchie nubi sulla voce di Sykes. Gli concederò un'altra chance? Massì dai, anzi magari ci porto anche la mia sorellina che a quattordici anni ha il diritto e il dovere di vedere un concerto del genere!

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mercoledì 29 settembre 2010

Oceana, chapeau

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Qualche mese fa, stufo di masterizzare settimanalmente nuovi CD, decido di investire quasi 200€ in un kit d'integrazione iPod per la mia auto, un esoso investimento per A) risparmiare a lungo termine e soprattutto per B) avere sempre a portata 8 giga con la mia musica del cuore. Ritiro la macchina, collego subito il lettore ed ecco la sorpresa: non è possibile dall'autoradio selezionare un artista... c***o! 

Cosa fare? La mia soluzione è stata quella di abusare dello shuffle, quella funzione che negli anni 80-90 veniva più comunemente chiamata random: infinite playlist casuali che hanno un po' fatto la fortuna del signor Jobs.
Dopo mesi di beta testing ammetto che non posso più farne a meno: carico quotidianamente musica nel mio iPod e mi ritrovo spesso a non sapere cosa sto ascoltando, provando così un leggera sensazione di piacere mista a fastidio.

Tutta questa premessa per dire che l'altro giorno durante un vorticoso shuffle mi è capitato di sentire un pezzo dal nuovo EP degli Oceana, christian band americana originaria della Florida: è stato amore a primo ascolto. La cosa che più mi ha colpito è stata la voce vibrante e sofferente di Brennan Taulbee, un ragazzino a cui non avrei dato un euro, forse per colpa del look tremendamente ciuffato


Non è facilissimo inquadrare la loro musica: nati come band tipicamente screamo, con questo EP intitolato non a caso Clean Head, hanno definitivamente deciso di svoltare dandosi ad un alternative-rock di qualità; il percorso sembra lo stesso fatto da band come Brand New o Thrice, ragazzini la cui età cresce proporzionalmente con la qualità dela loro musica.

Dalla loro nascita 2007 gli Oceana hanno già fatto quello che la maggior parte delle band fa in 10 anni: hanno cambiato cantante, si sono sciolti, si sono riformati, hanno cambiato genere, hanno un solo membro originario (il chitarrista Alex Schultz), si sono riformati, hanno dato vita a vari side project e probabilmente si saranno insultati e presi a cazzotti una cinquantina di volte. Ma forse è proprio questa instabilità la chiave della loro proposta musicale che sembra sempre vivere in un equilibrio precario.

Questo stupendo EP dovrebbe solamente essere il preludio ad un album vero e proprio, il terzo, in uscita nella primavera 2011.
Sempre che ci arrivino.


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domenica 19 settembre 2010

Biffy Clyro, al via l'ennesima rivoluzione

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7 dicembre 2009, Tunnel di Milano: lunedì sera, pochi ma buoni, ci sono tutte le premesse per assistere ad un ottimo concerto. Protagonisti della serata i Biffy Clyro, band scozzese da sempre parecchio sottovalutata da quanto letto in rete nei mesi precedenti. Only Revolutions è da mesi in heavy rotation nel mio iPod, la curiosità è parecchia.
Ecco che arrivano sul palco: parte That Golden Rule e vengo investito da un TIR impazzito. Un paio di minuti per riprendermi ed ecco che parte il momento limone. Sarà così per tutta la serata, una sorpresa dietro l'altra.

Se in questo preciso istante qualcuno mi chiedesse qual è la miglior rock band del pianeta non esiterei a rispondere: "Biffy Clyro!". Da quasi un anno sono nella Top 50 dei dischi più venduti in UK con Only Revolutions, album del 2009 che ha proiettato il gruppo scozzese nell'Olimpo del rock, come direbbe il buon Jack Black.

Un po' per cavalcare l'onda, un po' per accontentare i tantissimi fan, esce ora Lonely Revolutions, raccolta contenente tutte le b-sides dei singoli del suo predecessore. Il disco, nonostante possa essere definito un insieme di "scarti", è qualitativamente superiore al 99% delle uscite del Regno Unito. Ci sono tutti gli ingredienti che hanno decretato il successo del power trio negli anni: ritornelli geniali, cambi di tempo psicopatici, intense ballad e tanto tantissimo alternative rock, di quello che andava tanto di moda negli anni 90.

Se non avete mai visto i Biffy Clyro dal vivo, organizzatevi, controllate dove suoneranno nei prossimi mesi, prendete un aereo a caso e andate a fatevi travolgere: l'energia sprigionata da Simon Neil e dai Johnston Brothers è qualcosa di non descrivibile a parole, provare per credere (attenzione al nuovo luminosissimo look di Simon).

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mercoledì 15 settembre 2010

Welcome back, Oceansize

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Ci sono band che hanno la capacità di scrivere pezzi tanto semplici quanto di un gusto incredibile. Ci sono poi band che, grazie anche ad una perizia tecnica incredibile, scrivono pezzi di una complessità disarmante facendo letteralmente godere gli ascoltatori con i palati più delicati. In mezzo a tutto ciò ci sono gli Oceansize, un combo di Manchester che riesce perfettamente a mixare queste due componenti. E l'intento a quanto pare non è per nulla casuale a leggere ciò che dice Mike Vennart (recentemente visto di persona a fare il secondo chitarrista con i Biffy Clyro), leader e cantante/chitarrista del gruppo: "I wanted to be experimental and unusual and still write pop songs"

Il nuovo album Self Preserved While the Bodies Float Up, il quarto full-lenght, li consacra come una delle migliori band del nostro secolo. Anche in questa ultima fatica c'è tutto ciò che fa brillare gli occhi al sottoscritto: sano alternative rock, passaggi prog che non hanno nulla da invidiare ai Tool, inserti post-rock e chi più ne ha più ne metta. Ogni pezzo poi è una storia a sè, sfido chiunque a trovare due canzoni degli Oceansize che si assomiglino.

Il vero peccato è che il quintetto inglese è pressochè snobbato nel nostro paese, manco fossero gli Aram Quartet... Tre anni fa passarono per una data a Milano e, davanti a neanche 100 cristiani, fecero uno degli show più belli a cui abbia mai assistito. Il risultato comunque è che il nuovo tour di due mesi toccherà tutta l'Europa (compresi paesi musicalmente al nostro pari come Spagna e Svizzera) tranne l'Italia. L'ennesimo smacco per un popolo che ad una band del genere continua a preferire i Kymera, sigh.

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venerdì 10 settembre 2010

Consider The Thief, toccata e fuga

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Ho da sempre avuto una certa passione per le piccole band sconosciute alle masse, forse perchè è il classico gruppo da consigliare ad un amico, sicuri poi di venir ringraziati per l'imbeccata. Io mi affeziono alle band così, è una sorta di istinto paterno. O forse è puro e semplice snobismo musicale.

Chiacchiere a parti la band in questione sono i Consider the Thief, quintetto di Sacramento, città che amo a priori grazie a personaggi come Chino Moreno e Chris Webber. Se volessi dare le coordinate direi che sono una versione più pop dei Thrice di Alchemy Index, specialmente per quanto riguarda la voce. L'album Signs And Wonders, oltre ad avere una bellissima copertina, è davvero un gioiellino contenente pezzi che farebbero impallidire la maggior parte delle cosiddette alternative rock band di oggi.

La cosa buffa, e allo stesso triste, è che i CTT si sono sciolti due mesi dopo l'uscita del loro primo ed unico album ufficiale. Andando sul myspace blog della band infatti si legge il classico messaggio d'addio strappalacrime corredato di indirizzi email dei vari componenti, disponibili ad essere contattati per formare nuove band. Ergo, se per qualche strano caso del destino c'è qualche italo-americano residente a Sacramento che sta leggendo non si lasci sfuggire questa ghiotta opportunità.

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sabato 4 settembre 2010

City And Colour, il vero tormentone della mia estate

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L'estate è un periodo dell'anno in cui, oltre a fare 3 settimane piene senza mettersi le scarpe, le mie papille gustative musicali mi richiedono sempre di più qualcosa di diverso, di più soft e quasi pop. Oltre a canticchiare l'ultimo singolo di Ne-Yo la mia playlist automatica "I 25 più ascoltati" è stata monopolizzata da City and Colour, side project di Dallas Green, chitarrista dei canadesi Alexisonfire.

La formula è tanto semplice quanto efficace: chitarra acustica, voce toccante e tanta tanta classe. A questo aggiungete barba, occhiali con montatura spessa, camicia a quadri e tatuaggi un po' ovunque e il gioco è fatto. Scherzi a parte il buon Dallas ha davvero un talento naturale nello scrivere stupende ballad a cui è impossibile rimanere indifferenti.

Il progetto City and Colour, nato nel 2005, ha finora dato alla luce due album, Sometimes e Bring Me Your Love, e un live ufficiale, oltre a svariati EP contenenti versioni alternative, cover e altre chicche. Per il 2011 è previsto il terzo album che probabilmente consacrerà Dallas Green come uno dei cantautori più talentuosi dei nostri anni, nella speranza di vederlo presto anche nel nostro paese.

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sabato 31 luglio 2010

Perchè EMO è bello

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"Salve, sono Andrea e da più di 10 anni ascolto musica emo"
"Ciao Andrea, benvenuto"
L'altra sera sono andato a Carroponte, alla periferia di Milano, (a proposito, complimenti per il posto, molto bello... ma complimenti a chi? Boh, mi piace essere benevolo) a vedere i The Get Up Kids, uno dei tanti gruppi che ha segnato la mia giovinezza, Il gruppo "emo" per eccellenza.

Non sto parlando di ragazzetti con i ciuffi improbabili e le unghie smaltate di nero, sto parlando di una band che nel 1999 fece impazzire migliaia e migliaia di ragazzini con l'attitudine a farsi spezzare il cuore facilmente.
Something To Write Home About è tuttora un album incredibile che tutti (tranne magari i fan del grind) dovrebbero ascoltare.

Tornati insieme 5 anni dopo lo scioglimento i TGUP si sono ripresentati con qualche chilo in più e qualche salto in meno ma sentire dal vivo pezzi come Ten Minutes, I'm A Loner Dottie, A Rebel e Close To Me (sì, quella dei Cure) mi ha riportato all'estate del 2000 e al'amore non corrisposto per una certa... mmm boh, non ricordo neanche il nome, probabilmente Michela.


Tra le altre cose i 5 ragazzotti del Kansas hanno appena buttato fuori l'EP Simple Science, 4 pezzi nuovi di zecca che aprono una nuova era per i The Get Up Kids, tutto ovviamente in attesa di un nuovo attesissimo album.

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domenica 25 luglio 2010

Benedetti e Maledetti Devil Sold His Soul

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Non è un caso che il primo post di questo neonato blog sia dedicato ai Devil Sold His Soul, autori nel 2007 di A Fragile Hope, mio disco dell'anno 2008. Infatti, un anno dopo l'uscita di quel piccolo gioiellino, ricevetti su Facebook una richiesta d'amicizia da un tizio sconosciuto che aveva notato nella mia sezione Music il nome Mahumodo, band inglese di culto all'inizio di questo decennio. Chiacchierando del più e del meno mi svelò di questa nuova band, nata proprio dalle ceneri dei Mahumodo, e fu amore a primo ascolto.

Due settimane fa è uscito il nuovo album Blessed & Cursed da me atteso quanto le ferie estive per il popolo italiano. Le attese erano altissime, grazie anche alle preview che giravano in rete da qualche settimana. Dopo 15 giorni di ascolti intensi posso affermare che il nuovo lavoro di Edward Gibbs (nella foto qua accanto in tutto il suo splendore) & co. è un gran bel disco che però sta un gradino sotto al suo predecessore.

Più di un'ora di musica, 11 pezzi ricchi di violenza e pathos e tanto, tantissimo core: Ed Gibbs infatti sembra proprio metterci il cuore in quello che fa, rischiando ogni tanto di risultare un po' troppo ruffiano, ma chissene, i ritornelloni emo mi piacciono da quando ho 12 anni. Ovviamente non ci sono solo questi, anzi: l'album è ricco di riff spaccamascella e cavalcate epiche, tratto distintivo di questa band.

Ma allora perchè non siamo ai livelli del disco di debutto? Forse manca quel che che ti spinge a sentire un album a ripetizione per settimane, forse la prima volta è sempre la prima volta, non saprei trovare un "capro espiatorio". In ogni caso ora parte il countdown al 28 ottobre, data in cui potrò finalmente vederli dal vivo a Seregno!

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