lunedì 1 agosto 2011
Moving Mountains, cavalcando le onde
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Andrea
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17:57
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Nel 2007 i Moving Mountains fecero il debutto sulle scene con Pneuma, tradotto dal greco "spirito", "respiro", "soffio vitale". La sensazione era effettivamente quella, strutture e suoni tipicamente post-rock mischiate con parti vocali e sonorità di derivazione emocore: finalmente qualcosa di nuovo, particolare e allo stesso tempo incredibilmente bello. Impressionante poi il fatto che i MovMou fossero ancora al liceo (!) ai tempi di Pneuma.
A 4 anni di distanza il quartetto newyorkese torna sulle scene con Waves, già una delle migliori uscite del 2011. L'impressione è di trovarsi davanti ad un perfetto album di alternative rock degli anni 2010: melodico, ricercato, energico ed estremamente omogeneo in tutti i suoi pezzi. Ammetto di essere monotono per quanto riguarda i paragoni ma la presenza dei Thrice (in uscita anche loro col nuovo album il 20 settembre) è innegabile, soprattutto nella parti vocali più tirate.
Il cambiamento di rotta dei Moving Mountains da Pneuma a Waves mi ricorda molto il passo fatto ormai anni fa' dai Dredg, quando pubblicarono Catch Without Arms come successore di El Cielo (per chi non lo sapesse uno dei capolavori degli anni 2000). Anche in quel caso molti parlarono di involuzione e addirittura accusarono la band californiana di aver venduto l'anima al commercio. Probabilmente non era vera nessuna delle due interpretazioni, speriamo solo che i MovMou non facciamo la stessa fine.
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giovedì 17 febbraio 2011
Maserati: Odissea nello spazio
Pubblicato da
Andrea
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18:41
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Venerdì 4 febbraio, ore 17.15: sono in camper col mio gruppo, siamo quasi a Udine dove ci attendono gli amici A Cold Dead Body per una data al No Fun (qua il resoconto della serata, ogni tanto lasciate che me la meni anch'io). Arriva una mail che recita più o meno così: "Ciao ragazzi, sareste interessati ad aprire il concerto dei Maserati giovedì 10 marzo? Unica data italiana".
Ecco, il bello è che io avevo già deciso di andare a vedere i Maserati quella sera, avevo anche deciso che per loro avrei paccato nientepopodimenoche gli intoccabili Mogwai. Questo perchè il nuovo album del quartetto originario di Athens è una delle più belle sorprese degli ultimi mesi, una delle poche uscite cosiddette post-rock che a mio avviso val la pena sentire e risentire. Al contrario della maggior parte delle band i Maserati ci hanno messo dieci anni per sfornare la loro opera più bella e completa, altro che "Il primo disco è sempre il più bello".
Pyramid Of the Sun è una cavalcata spaziale senza fine, il disco perfetto per un viaggio Terra-Luna in sella ad un purosangue di razza: i ritmi sono frenetici, le sfumature sono millimetriche e numerosissime e il risultato è quello di una piacevole assuefazione. I synth e lo space-rock la fanno da padroni creando la perfetta colonna sonora per una versione 2011 di Supercar.
Triste nota di colore: a pochi mesi dall'uscita di questo album ha perso la vita il talentuosissimo batterista dei Maserati Jerry Fuchs, sfracellandosi al suolo nella tromba di un ascensore, una delle morti più assurde non solo della storia del rock, ma in assoluto (cliccate qui per leggere tutta la storia). L'album è ovviamente stato dedicato a lui.
Motivi per mancare giovedì 10 marzo al Magnolia di Milano? Neanche uno. Ah è vero, ci sono i Mogwai all'Alcatraz... che noia, no? :)
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Ecco, il bello è che io avevo già deciso di andare a vedere i Maserati quella sera, avevo anche deciso che per loro avrei paccato nientepopodimenoche gli intoccabili Mogwai. Questo perchè il nuovo album del quartetto originario di Athens è una delle più belle sorprese degli ultimi mesi, una delle poche uscite cosiddette post-rock che a mio avviso val la pena sentire e risentire. Al contrario della maggior parte delle band i Maserati ci hanno messo dieci anni per sfornare la loro opera più bella e completa, altro che "Il primo disco è sempre il più bello".
Pyramid Of the Sun è una cavalcata spaziale senza fine, il disco perfetto per un viaggio Terra-Luna in sella ad un purosangue di razza: i ritmi sono frenetici, le sfumature sono millimetriche e numerosissime e il risultato è quello di una piacevole assuefazione. I synth e lo space-rock la fanno da padroni creando la perfetta colonna sonora per una versione 2011 di Supercar.
Triste nota di colore: a pochi mesi dall'uscita di questo album ha perso la vita il talentuosissimo batterista dei Maserati Jerry Fuchs, sfracellandosi al suolo nella tromba di un ascensore, una delle morti più assurde non solo della storia del rock, ma in assoluto (cliccate qui per leggere tutta la storia). L'album è ovviamente stato dedicato a lui.
Motivi per mancare giovedì 10 marzo al Magnolia di Milano? Neanche uno. Ah è vero, ci sono i Mogwai all'Alcatraz... che noia, no? :)
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venerdì 28 gennaio 2011
Partenza da Londra, scalo in Islanda e via in Messico
Pubblicato da
Andrea
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16:35
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E' di nuovo a causa del mio ego che mi ritrovo a scrivere di una band più che sconosciuta, per poter dire tra un anno "Io questi li ascoltavo quando voi eravate ancora lì a pettinar le bambole". Il gruppo in questione è inglese/islandese, si chiama Hello Mexico e all'attivo ha solamente un paio di EP e un singolo che "dovrebbe" (non si sa mai che finiscano come loro) essere l'antipasto del primo full-lenght previsto per il 2011.
Il seppur breve percorso degli Hello Mexico sembra per ora molto simile a quello di grandi band come Thrice e Brand New (ma anche Oceana): ragazzini urlanti con l'hardcore nelle vene che a poco a poco scoprono il gusto della melodia e dei delay. Butterei perciò nel pentolone i seguenti tag: emo, indie, alternative, prog e, perchè no, anche pop. Crossover? tecnicamente sì anche se ormai quest'etichetta viene usata come sinomino di nu-metal, mon dieu.
L'ingresso in formazione dell'islandesissimo Gulli Gunnarsson ha radicalmente mutato il suono della band donandogli le tipiche atmosfere del regno di Jonsi (soprattutto nell'ultimo singolo Sleeper); non è un caso infatti che oltre ai canonici strumenti si senta anche la presenza dell'amato glockenspiel. Della serie che aprirei un'etichetta solo per offrire un contratto a questi cinque talentuosissimi ragazzi.
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Il seppur breve percorso degli Hello Mexico sembra per ora molto simile a quello di grandi band come Thrice e Brand New (ma anche Oceana): ragazzini urlanti con l'hardcore nelle vene che a poco a poco scoprono il gusto della melodia e dei delay. Butterei perciò nel pentolone i seguenti tag: emo, indie, alternative, prog e, perchè no, anche pop. Crossover? tecnicamente sì anche se ormai quest'etichetta viene usata come sinomino di nu-metal, mon dieu.
L'ingresso in formazione dell'islandesissimo Gulli Gunnarsson ha radicalmente mutato il suono della band donandogli le tipiche atmosfere del regno di Jonsi (soprattutto nell'ultimo singolo Sleeper); non è un caso infatti che oltre ai canonici strumenti si senta anche la presenza dell'amato glockenspiel. Della serie che aprirei un'etichetta solo per offrire un contratto a questi cinque talentuosissimi ragazzi.
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