mercoledì 29 settembre 2010

Oceana, chapeau

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Qualche mese fa, stufo di masterizzare settimanalmente nuovi CD, decido di investire quasi 200€ in un kit d'integrazione iPod per la mia auto, un esoso investimento per A) risparmiare a lungo termine e soprattutto per B) avere sempre a portata 8 giga con la mia musica del cuore. Ritiro la macchina, collego subito il lettore ed ecco la sorpresa: non è possibile dall'autoradio selezionare un artista... c***o! 

Cosa fare? La mia soluzione è stata quella di abusare dello shuffle, quella funzione che negli anni 80-90 veniva più comunemente chiamata random: infinite playlist casuali che hanno un po' fatto la fortuna del signor Jobs.
Dopo mesi di beta testing ammetto che non posso più farne a meno: carico quotidianamente musica nel mio iPod e mi ritrovo spesso a non sapere cosa sto ascoltando, provando così un leggera sensazione di piacere mista a fastidio.

Tutta questa premessa per dire che l'altro giorno durante un vorticoso shuffle mi è capitato di sentire un pezzo dal nuovo EP degli Oceana, christian band americana originaria della Florida: è stato amore a primo ascolto. La cosa che più mi ha colpito è stata la voce vibrante e sofferente di Brennan Taulbee, un ragazzino a cui non avrei dato un euro, forse per colpa del look tremendamente ciuffato


Non è facilissimo inquadrare la loro musica: nati come band tipicamente screamo, con questo EP intitolato non a caso Clean Head, hanno definitivamente deciso di svoltare dandosi ad un alternative-rock di qualità; il percorso sembra lo stesso fatto da band come Brand New o Thrice, ragazzini la cui età cresce proporzionalmente con la qualità dela loro musica.

Dalla loro nascita 2007 gli Oceana hanno già fatto quello che la maggior parte delle band fa in 10 anni: hanno cambiato cantante, si sono sciolti, si sono riformati, hanno cambiato genere, hanno un solo membro originario (il chitarrista Alex Schultz), si sono riformati, hanno dato vita a vari side project e probabilmente si saranno insultati e presi a cazzotti una cinquantina di volte. Ma forse è proprio questa instabilità la chiave della loro proposta musicale che sembra sempre vivere in un equilibrio precario.

Questo stupendo EP dovrebbe solamente essere il preludio ad un album vero e proprio, il terzo, in uscita nella primavera 2011.
Sempre che ci arrivino.


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domenica 19 settembre 2010

Biffy Clyro, al via l'ennesima rivoluzione

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7 dicembre 2009, Tunnel di Milano: lunedì sera, pochi ma buoni, ci sono tutte le premesse per assistere ad un ottimo concerto. Protagonisti della serata i Biffy Clyro, band scozzese da sempre parecchio sottovalutata da quanto letto in rete nei mesi precedenti. Only Revolutions è da mesi in heavy rotation nel mio iPod, la curiosità è parecchia.
Ecco che arrivano sul palco: parte That Golden Rule e vengo investito da un TIR impazzito. Un paio di minuti per riprendermi ed ecco che parte il momento limone. Sarà così per tutta la serata, una sorpresa dietro l'altra.

Se in questo preciso istante qualcuno mi chiedesse qual è la miglior rock band del pianeta non esiterei a rispondere: "Biffy Clyro!". Da quasi un anno sono nella Top 50 dei dischi più venduti in UK con Only Revolutions, album del 2009 che ha proiettato il gruppo scozzese nell'Olimpo del rock, come direbbe il buon Jack Black.

Un po' per cavalcare l'onda, un po' per accontentare i tantissimi fan, esce ora Lonely Revolutions, raccolta contenente tutte le b-sides dei singoli del suo predecessore. Il disco, nonostante possa essere definito un insieme di "scarti", è qualitativamente superiore al 99% delle uscite del Regno Unito. Ci sono tutti gli ingredienti che hanno decretato il successo del power trio negli anni: ritornelli geniali, cambi di tempo psicopatici, intense ballad e tanto tantissimo alternative rock, di quello che andava tanto di moda negli anni 90.

Se non avete mai visto i Biffy Clyro dal vivo, organizzatevi, controllate dove suoneranno nei prossimi mesi, prendete un aereo a caso e andate a fatevi travolgere: l'energia sprigionata da Simon Neil e dai Johnston Brothers è qualcosa di non descrivibile a parole, provare per credere (attenzione al nuovo luminosissimo look di Simon).

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mercoledì 15 settembre 2010

Welcome back, Oceansize

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Ci sono band che hanno la capacità di scrivere pezzi tanto semplici quanto di un gusto incredibile. Ci sono poi band che, grazie anche ad una perizia tecnica incredibile, scrivono pezzi di una complessità disarmante facendo letteralmente godere gli ascoltatori con i palati più delicati. In mezzo a tutto ciò ci sono gli Oceansize, un combo di Manchester che riesce perfettamente a mixare queste due componenti. E l'intento a quanto pare non è per nulla casuale a leggere ciò che dice Mike Vennart (recentemente visto di persona a fare il secondo chitarrista con i Biffy Clyro), leader e cantante/chitarrista del gruppo: "I wanted to be experimental and unusual and still write pop songs"

Il nuovo album Self Preserved While the Bodies Float Up, il quarto full-lenght, li consacra come una delle migliori band del nostro secolo. Anche in questa ultima fatica c'è tutto ciò che fa brillare gli occhi al sottoscritto: sano alternative rock, passaggi prog che non hanno nulla da invidiare ai Tool, inserti post-rock e chi più ne ha più ne metta. Ogni pezzo poi è una storia a sè, sfido chiunque a trovare due canzoni degli Oceansize che si assomiglino.

Il vero peccato è che il quintetto inglese è pressochè snobbato nel nostro paese, manco fossero gli Aram Quartet... Tre anni fa passarono per una data a Milano e, davanti a neanche 100 cristiani, fecero uno degli show più belli a cui abbia mai assistito. Il risultato comunque è che il nuovo tour di due mesi toccherà tutta l'Europa (compresi paesi musicalmente al nostro pari come Spagna e Svizzera) tranne l'Italia. L'ennesimo smacco per un popolo che ad una band del genere continua a preferire i Kymera, sigh.

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venerdì 10 settembre 2010

Consider The Thief, toccata e fuga

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Ho da sempre avuto una certa passione per le piccole band sconosciute alle masse, forse perchè è il classico gruppo da consigliare ad un amico, sicuri poi di venir ringraziati per l'imbeccata. Io mi affeziono alle band così, è una sorta di istinto paterno. O forse è puro e semplice snobismo musicale.

Chiacchiere a parti la band in questione sono i Consider the Thief, quintetto di Sacramento, città che amo a priori grazie a personaggi come Chino Moreno e Chris Webber. Se volessi dare le coordinate direi che sono una versione più pop dei Thrice di Alchemy Index, specialmente per quanto riguarda la voce. L'album Signs And Wonders, oltre ad avere una bellissima copertina, è davvero un gioiellino contenente pezzi che farebbero impallidire la maggior parte delle cosiddette alternative rock band di oggi.

La cosa buffa, e allo stesso triste, è che i CTT si sono sciolti due mesi dopo l'uscita del loro primo ed unico album ufficiale. Andando sul myspace blog della band infatti si legge il classico messaggio d'addio strappalacrime corredato di indirizzi email dei vari componenti, disponibili ad essere contattati per formare nuove band. Ergo, se per qualche strano caso del destino c'è qualche italo-americano residente a Sacramento che sta leggendo non si lasci sfuggire questa ghiotta opportunità.

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sabato 4 settembre 2010

City And Colour, il vero tormentone della mia estate

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L'estate è un periodo dell'anno in cui, oltre a fare 3 settimane piene senza mettersi le scarpe, le mie papille gustative musicali mi richiedono sempre di più qualcosa di diverso, di più soft e quasi pop. Oltre a canticchiare l'ultimo singolo di Ne-Yo la mia playlist automatica "I 25 più ascoltati" è stata monopolizzata da City and Colour, side project di Dallas Green, chitarrista dei canadesi Alexisonfire.

La formula è tanto semplice quanto efficace: chitarra acustica, voce toccante e tanta tanta classe. A questo aggiungete barba, occhiali con montatura spessa, camicia a quadri e tatuaggi un po' ovunque e il gioco è fatto. Scherzi a parte il buon Dallas ha davvero un talento naturale nello scrivere stupende ballad a cui è impossibile rimanere indifferenti.

Il progetto City and Colour, nato nel 2005, ha finora dato alla luce due album, Sometimes e Bring Me Your Love, e un live ufficiale, oltre a svariati EP contenenti versioni alternative, cover e altre chicche. Per il 2011 è previsto il terzo album che probabilmente consacrerà Dallas Green come uno dei cantautori più talentuosi dei nostri anni, nella speranza di vederlo presto anche nel nostro paese.

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